Psicoterapia sistemico-relazionale
Non è semplice descrivere un approccio terapeutico, si rischia di entrare in tecnicismi che rendono difficile la comprensione a chi non è del settore. Proverò quindi a definire solo alcuni punti, fondamentali, per una maggiore conoscenza.
In psicoterapia esistono molti approcci che condividono il filo conduttore e si differenziano, non tanto per il fine ultimo, bensì per il modo che risulta più efficace per ottenere quel risultato. L’approccio sistemico-relazionale alla psicologia ha, tutto sommato, radici giovani, inizia il suo cammino negli anni ’20 per definirsi intorno agli anni ’50, in Italia negli anni ’70-’80.
Proviamo ad approfondire
Uno dei primi cambiamenti interessanti lo riscontriamo nel soggetto contestuale, attraverso cui si definisce che, la personalità dell’uomo, si costruisce con le interazioni del soggetto con l’ambiente e con gli individui circostanti con cui ha instaurato processi comunicativi e interattivi. Pertanto, il soggetto è contestuale e non monade quindi, non accade tutto solo nel mondo interiore dell’individuo ma nel sistema in cui tale individuo è inserito.
Il ruolo della comunicazione e delle interazioni divengono centrali nella teoria sistemica, il primo assioma della comunicazione afferma “non si può non comunicare“. Il silenzio è una forma comunicativa: la comunicazione è alla base delle relazioni.
L’individuo è inserito in un sistema: la famiglia, la coppia, il lavoro, ecc. i processi e le dinamiche di un sistema influiscono sui membri che lo compongono, un sintomo può avere origine da un sistema. Un sintomo può esprimere un disagio dell’intero sistema, è una comunicazione, un messaggio che si invia ai componenti del sistema stesso.
Il paziente designato
Il paziente designato, è un altro punto focale della psicoterapia sistemico-relazionale. Il paziente designato è colui che manifesta il sintomo, ovvero la persona portatrice del problema. Se estendiamo il sintomo all’interno del sistema, la persona esprime un disagio a nome di tutto il sistema, lo espone lui per tutti, è una sorta di portavoce.
La psicopatologia, seguendo questo schema di pensiero, non si sviluppa solo a causa di trami o di esperienze molto negative che la persona vive ma si sviluppa anche a causa di processi comunicativi erronei o che creano confusione, ruoli nel sistema poco chiari, funzioni che non vengono rispettate.
Vi è la difficoltà, da parte di chi sviluppa una psicopatologia, di trovarsi all’interno di un sistema che non gli appartiene, in cui non riesce a riconoscersi o in cui si riconosce troppo.
Il fine ultimo
Il compito dello psicoterapeuta sistemico-relazionale è quello di definire il comportamento di un individuo all’interno di un sistema, il contesto come matrice di significato. Ovvero, il comportamento di quell’individuo in quel contesto assume un significato perché ha una specifica funzione.
Lo psicoterapeuta, indaga la storia familiare del paziente, sia che si tratti di una psicoterapia individuale, di coppia o familiare.
Fa luce sui legami, sui fattori che hanno aiutato il sintomo o la difficoltà ad emergere e su come, partendo da essi, si possono creare modi alternativi di creare legami, rinegoziare accordi, rivedere modelli al fine di creare una trama in cui gli individui possano riconoscersi e attribuire un senso, senza patologizzare necessariamente.